Per fare carriera serve il profilo social. E la privacy?
Che tu sia professionista, manager, persona dello spettacolo o politico non fa differenza. Il profilo social fa parte del lavoro e aiuta a fare carriera. Qual è il costo per la privacy e cosa ci attende in futuro?
I social segno dei tempi.
Anno 2021, c’è un nuovo governo e qualcuno sulle pagine del Tg Com 24 ci parla dei profili social. “Sono sette i membri del governo – Draghi compreso – che non compaiono né su Twitter né su Facebook. Altri li hanno ma ne fanno uso sporadico”. No, gli fa eco Il Sole 24ore, “dei 23 ministri” neoeletti “sono 5 i ministri senza social media”, e poi c’è Mario Draghi, 73 anni, che non è iscritto a nessun social. Inoltre “se l’Esecutivo Conte-bis aveva complessivamente 13milioni e 600mila seguaci, la squadra di Mario Draghi può contare attualmente su 6milioni e 600mila follower, meno della metà dunque”.
È il segno dei tempi, non si può ormai prescindere dalla notorietà online delle persone e dal numero dei suoi follower. Del resto, ci sono leader che hanno costruito la loro fortuna proprio con le campagne sui social. Il caso di Donald Trump non è certo isolato.
Dati social
Dati del 2021 alla mano, si stima che al mondo siano 4,2 miliardi le persone che utilizzano regolarmente i social media, ovvero circa il 53,6% della popolazione mondiale. Una crescita in costante aumento (+13,2% rispetto ai dati 2020). In Italia gli account attivi rappresentano il 67% del totale della popolazione e il 31% (fra i 16 e i 64 anni) lo utilizza per finalità di lavoro.
Il tempo medio giornaliero speso in Italia (nella fascia 16-64 anni) è di 1 ora e 52 minuti (rispetto ad una media mondiale di 2 ore e 25). Il dato del 2021 conferma la crescita costante rispetto agli anni precedenti. Ogni utente ha in media 8,4 account social. In Italia la media è di 7,4 account per utente. 7,4!
Vivere di social e da influencer
Che i social network facciano ormai parte del nostro vivere quotidiano nessuno ormai lo mette in dubbio. Così come indubbio è il fatto che abbiano una rilevanza in termini di consenso politico. Dimmi quanti follower hai e ti stimerò l’impatto che potresti avere sul consenso politico! Quanto meno dalla visibilità sui social e dai follower può essere quantificato il numero di persone che “ascoltano” la propaganda, siano essi elettori o troll.
Gli influencer del resto sono già una realtà nel mondo marketing. VIP più o meno noti in grado di creare vere e proprie tendenze e generare vendite per il solo fatto che hanno indossato una borsa e abbiano pubblicato la foto sui social. Si narra che gli introiti vengano generati in base al numero di “seguaci”: oltre i 500mila follower un post può rendere dai 500 a 5mila euro a post, ma non mettiamo limiti!
Può sembrare facile ma serve costanza, organizzazione e contenuti accattivanti. Senza foto e testi di qualità è difficile sbarcare il lunario ed infatti spopolano le società che offrono questo genere di servizi.
E poi serve cedere un pezzo della propria vita, oltre al tempo da dedicare c’è infatti il compromesso della privacy. È necessario avere un profilo social, mostrare pezzi di vita quotidiana e personale quali luoghi e affetti. Foto in casa, in vacanza, con la fidanzata, con il proprio cane, con i figli, con l’ultimo acquisto e con uno sfondo sempre accattivante perché anche i dettagli possono fare la differenza.
Manager con il profilo social
Il mondo dello spettacolo è un mercato a sé. Ma per i manager fino a che punto conta utilizzare i social?
Per i manager è un tema di brand personale, è in gioco la personal reputation ed è anche una questione di aggiornamento professionale. Ogni settore è più o meno condizionato dal mercato social. Chi più chi meno ma sono tutti esposti al potere mediatico dei social, luogo sul quale i professionisti si confrontano, si evolvono, creano follower e pubblicizzano le loro attività.
Certo, ogni professione è un mondo a sé.
Prendiamo per esempio il Social Media Manager o un Manager del Marketing. Non può non avere un profilo social. Deve conoscere da dentro le dinamiche, il funzionamento e addirittura deve essere parte integrante del sistema condizionando con i suoi post i trend. Anzi, l’aggiornamento professionale non può prescindere da una condivisione costante su internet o quanto meno da una lettura assidua dei post.
Nel suo caso forse la domanda giusta è: a quanti profili social dovrà iscriversi? Se la media è 7,4 account per utente dovrà essere sopra la media.
Tutti questi profili comporteranno inevitabilmente una perdita di riservatezza in quanto inscindibilmente connessa all’utilizzo dei social. Forse non avrà necessità di cedere pezzi del suo vissuto raccontando volontariamente chi è o cosa fa ma lo farà senza rendersene conto. Android richiederà un account Google. Avranno WhatsApp, Facebook, Twitter e magari Instagram, Reddit etc. Curioserà su TikTok o sarà iscritto a Clubhouse. Magari testerà anche qualche App con funzionalità particolare (es. geolocalizzazione). Già questi di per sé bastano a dire addio ad alcuni pezzi importanti della propria privacy.
E gli altri manager?
Oggi fare rete è una esigenza, non farlo è una mancanza. Il caro vecchio giornale che anni fa si portava sotto il braccio oggi è stato sostituito dallo smartphone. Abbonarsi al giornale online potrebbe non essere sufficiente. Si fa rete in gruppi tematici, su Whatsapp, su Linkedin, su Facebook, su Reddit etc. Si dialoga su Zoom, su Clubhouse e chi più ne ha più ne metta. Non è una una moda, è semplicemente una realtà nella quale anche il mercato sguazza. Ci sono carriere nate e diffuse sui social. Ci sono professioni che ormai vendono servizi esclusivamente online. È segno dei tempi ed è pura realtà.
I cari vecchi bigliettini da visita sono sempre meno, serve essere digitali. Anche il nonnino ha imparato ad usare i programmi di messaggistica ed è nel gruppo Whatsapp di famiglia.
Chi oggi rifiuta i social, forse non lo sa neanche, si sta gradualmente allontanando dai suoi stessi interessi. Riuscirà non per molto a rifiutare la tecnologia ma prima o poi dovrà rassegnarsi se vorrà essere parte integrante del sistema.
Top Manager
Lo sanno bene i Top Manager che ormai comprendono l’esigenza di avere un profilo social. Secondo un recente articolo di Forbes sono quasi 7 su 10 i manager presenti sui social (68%). +8% rispetto al 2019. I numeri fanno riferimento ad un’indagine di Reputation Manager che cita LinkedIn come il social più utilizzato. E’ stato scelto dal 60%. Seguono Twitter, con il 29%, e Facebook con il 18%. Il social che cresce di più è Instagram: nell’ultimo anno i manager che utilizzano la piattaforma sono diventati il 21% del totale (+13% rispetto al 2019). Di pari passo con l’utilizzo delle piattaforme crescono i follower. La classifica di Linkedin vede al primo posto Luca De Meo di Renault con 52.000 follower. Su Twitter stravince Aurelio De Laurentiis di SSC Napoli (667.000).
L’opportunità ha un costo
Usare i social può rappresentare un’opportunità, può garantire visibilità. Non è un segreto che molti dei selezionatori li utilizzano come strumento per la ricerca di profili. Ma a quale prezzo bisogna usare i social?
Per ampliare la rete serve creare post, diffondere idee, pubblicare foto e le foto devono essere efficaci. I profili insomma devono essere attivi, dinamici e devono saper catturare l’attenzione. I consigli che rimbalzano sul web per avere profili efficaci sono sempre gli stessi: foto in primo piano, frequenti post, una comunicazione che racconta qualcosa di noi e del nostro vissuto, post che stimolano riflessioni, condivisioni di punti di forza, difficoltà etc. Serve aprire lo scrigno del nostro vissuto. Sappiamo bene che in termini di visibilità funzionano di più i post con le foto e fra questi sono più efficaci le foto con volti umani rispetto a luoghi o oggetti.
Guardando al futuro
C’è gente che afferma con orgoglio che usa i social senza rivelare nulla di sé e/o solo per leggere. Allo stesso tempo qualcuno si vanta di non aver bisogno di essere sui social.
Bisogna essere consapevoli che in un futuro non troppo remoto saremo rassegnati all’utilizzo dei social, non avremo più scelta. Tutti avremo un profilo social. Ma a quale prezzo per la nostra privacy?